Diagnosi dell’autismo
Categoria : Autismo
Prima di fare una diagnosi dell’autismo bisogna ricordare che ogni bambino è diverso dagli altri.
È indispensabile definire il profilo unico di ogni persona affetta da autismo. Le profonde differenze che contraddistinguono ogni singolo caso necessitano di un inquadramento diagnostico preciso, al fine di improntare correttamente un intervento individualizzato. La prima regola è che ogni bambino è diverso dagli altri. I modelli che hanno cercato di affrontare il problema dell’autismo proponendo una “ricetta” unica per tutti i soggetti si sono invariabilmente dimostrati inefficaci. Il processo di valutazione è quindi un mezzo fondamentale per ottenere un profilo individuale del soggetto, capace di fornire i punti di forza e i punti deboli delle diverse aree.
Qual è l’iter diagnostico per l’autismo?
La valutazione dei bambini con disordine pervasivo dello sviluppo è difficile a causa dell’estrema variabilità del disturbo cognitivo-comportamentale, della necessità di adeguare l’osservazione all’età di sviluppo, di integrare fonti di informazione multiple e di valutare il bambino in contesti diversi. A tale scopo è necessario combinare informazioni ottenute tramite osservazioni dirette da parte dell’esaminatore in situazioni diverse con quelle ottenute dai genitori e da chi si occupa della persona affetta da autismo nella sua quotidianità.
L’iter della diagnosi dell’autismo differisce a seconda dell’età, in quanto la necessità di approfondimenti strumentali diminuisce con gli anni, mentre il raggiungimento dell’età adulta esclude di per sé l’esecuzione di alcuni accertamenti. D’altra parte, l’età adulta rende però possibili alcune indagini prima non effettuabili.
Come si manifesta l’autismo con l’età?
Nel 90% dei casi, le prime anomalie vengono riscontrate entro i primi 24 mesi di vita. Le preoccupazioni più comuni riguardano il ritardo del linguaggio, dell’udito, l’eccessiva irritabilità o, al contrario, mansuetudine del bambino. Nei primi tre anni si possono verificare fenomeni di regressione (il bambino progredisce per poi perdere bruscamente le capacità acquisite), di ritardo nell’acquisizione di capacità nei tempi di sviluppo normali, di stagnazione dello sviluppo.
Il comportamento adattivo
Un aspetto diagnostico importante è quello legato al comportamento adattivo. Quest’ultimo è correlato all’età, è definito dalle aspettative sociali e fa riferimento non a competenze astratte (quello che il bambino è in grado di fare), ma alle prestazioni effettive (quello che il bambino effettivamente fa). L’esempio classico è quello legato all’intelligenza. Molti soggetti affetti da autismo mostrano livelli di intelligenza superiori alla media e spesso posseggono abilità eccezionali. Tuttavia, il divario che queste persone hanno tra una situazione strutturata e la capacità di gestire autonomamente la propria persona nella quotidianità è spesso enorme. In definitiva, per comportamento adattivo si intende il modo in cui un bambino è in grado di utilizzare le proprie potenzialità nei compiti della quotidianità. La valutazione ottenuta deve fornire un quadro del funzionamento effettivo del soggetto nelle situazioni di vita reale nel contesto famigliare e in altri contesti significativi. Il riferimento alle tappe di crescita rappresenta la cornice in cui inquadrare le anomalie qualitative e quantitative dello sviluppo dei soggetti con autismo.
Tra i comportamenti tipici dell’autismo -e delle sindromi dello sviluppo in generale- segnaliamo:
– la riduzione del repertorio di interessi
– una grave alterazione nell’uso di comportamenti non verbali (sguardo)
– l’incapacità a formare relazioni con i coetanei o a condividere interessi.
A questi si aggiungono la mancanza di reciprocità, l’eccessiva indipendenza, lo scarso contatto oculare. Solitamente si dice che il bambino affetto da autismo sembra vivere in un suo mondo, dove sono esclusi gli avvenimenti esterni.
Qual è il percorso della diagnosi dell’autismo?
Il percorso della diagnosi è preceduto dalla segnalazione ed è seguito dal trattamento. Quanto più precoce è la diagnosi, tanto più efficace è la cura. Oggi è assodato che una condotta riabilitativa impostata precocemente può migliorare le condizioni del soggetto e che l’intervento psicoeducativo di tipo globale è quello che può dare i risultati più soddisfacenti. Una diagnosi precoce si basa sulle carenze e atipicità nello sviluppo delle tappe cognitive, emozionali e linguistiche dei primi anni di vita e sul riconoscimento dei sintomi comportamentali caratteristici dell’autismo. I segnali sospetti riguardano la specificità degli stadi di sviluppo, ossia cose che dovrebbero essere acquisite ma che non sono presenti, soprattutto il linguaggio e la comunicazione non verbale, ma anche le tappe di sviluppo emotivo.
È importante essere consapevoli che se un bambino viene segnalato, non significa che la diagnosi venga poi confermata.