Dieta e ADHD
Categoria : Studi e news
Trattiamo qui un argomento piuttosto discusso che spesso genera molta confusione, ovvero:
La nostra dieta, ciò che mangiamo possa contribuire all’aggravarsi o alla comparsa di veri e propri sintomi e patologie di tipo psichiatrico, nello specifico la dieta e i bambini disattenti ed iperattivi.
Parliamo di seguito uno studio presentato da Rytter MJH, Andersen LBB, Houmann T, Bilenberg N, Hvolby A, M ø lgaard C, Michaelsen
KF, Lauritzen L.
” La dieta nel trattamento dei bambini con ADHD — una sistematica revisione della letteratura.” Nord J Psychiatry 2015;69:1 – 18.
Cambiamenti nella dieta sono stati proposti come un modo per ridurre i Sintomi di ADHD. Gli autori con questo lavoro mirano a fornire una panoramica dei dati disponibili sugli interventi “DIETETICI” nei bambini con ADHD per questo hanno ripreso tutti gli studi sull’argomento sintetizzandone i risultati.
I dati rilevanti sono datati Ottobre 2011, successivamente è stata fatta una ricerca di aggiornamento a marzo 2013.
Gli studi inclusi descrivono interventi basati sul cambiamento di dieta in bambini con ADHD o con diagnosi equivalente, misurando eventuali modifiche dei principali sintomi di ADHD: disattenzione, iperattività e impulsività.
Sono stati identificati un totale di 52 studi, suddivisi in due grandi categorie:
1- diete di eliminazione: studi che ipotizzano che evitando nella dieta certi alimenti i sintomi ADHD possano migliorare (20 studi);
2- diete di supplementazione: studi che ipotizzano che alcuni cibi o sostanze nutritive possano ridurre i sintomi ADHD (32 studi).
La conclusione raggiunta dagli autori è che le diete con eliminazione dei coloranti artificiali ad esempio e l’aggiunta di maggiori quantità di olio di pesce sembrano essere gli interventi dietetici più promettenti per una riduzione dei sintomi ADHD nei bambini.
Tuttavia, gli studi presentano difetti metodologici e più approfondite indagini si rendono necessarie per stabilire se i cambiamenti nella dieta siano un aspetto fondamentale nel trattamento dell’ADHD.
Infatti, la maggior parte degli interventi, coinvolgevano pochi partecipanti e con un numero di errori metodologici. Ad esempio un genitore che è coinvolto
nella realizzazione dell’intervento non può essere veramente all’oscuro rispetto alle ipotesi che si vogliono verificare, inoltre, per alcuni vecchi studi le diagnosi non sono sovrapponibili a quelle utilizzate per studi più recenti, oltre al fatto che le qualità psicometriche delle misure di esito utilizzate sono diverse.
In generale non ci sono prove scientifiche sufficienti per raccomandare l’uso di diete specifiche per la riduzione dei sintomi ADHD.
Ci sono alcune prove che i coloranti artificiali possano influire sul comportamento dei bambini, ma questo sembra non essere specifico per i bambini con ADHD, ma in generale per tutti i bambini.
Questi dati, suggeriscono gli autori, possono essere utilizzati come uno strumento diagnostico per identificare i bambini più sensibili a certi alimenti, per poi predisporre un intervento integrato e multidisciplinare.
A conclusione del loro lavoro, affermano che i risultati, in particolare sull’introduzione di olio di pesce nella dieta, sono attualmente inconcludenti rispetto all’efficacia globale sui sintomi ADHD. Ci sono buone prospettive però che spingono gli autori ad auspicare che la ricerca in questo campo venga approfondita e soprattutto migliorata rispetto alla metodologia, in particolare andrebbero sperimentati gli effetti a lungo termine dell’eliminazione di certe categorie di alimenti per i bambini risultati sensibili e si dovrebbero effettuare nuove ricerche che valutino l’introduzione di dosi più elevate di olio di pesce per verificarne la reale efficacia.