Disturbi dell’autismo
Categoria : Autismo
Che cos’è l’autismo?
L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo estremamente complesso. Viene definito come il buco nero della neuropsichiatria infantile. Non solo, infatti, manca l’identificazione di un difetto molecolare o neurologico comune alle numerose condizioni che predispongono alla malattia, ma è difficile persino intendere il perno stesso del disturbo: l’incapacità di avere rapporti sociali.
Che sia di origine genetica o acquisita, l’esordio della malattia è molto precoce. I tratti tipici si sviluppano entro i primi tre anni di vita, il periodo in cui nel bambino prendono forma le potenzialità di apprendimento e di contatto con la realtà che lo circonda.
I sintomi da cui si riconosce l’autismo sono: la tendenza a stare per conto proprio, la mancanza di comunicazione con gli altri, la difficoltà a capire che gli altri hanno emozioni e l’incapacità di capire quando gli altri le manifestano.
La sindrome è diversa da individuo a individuo per la varietà e la gravità dei sintomi. All’interno di questa categoria diagnostica si trovano soggetti molto diversi tra loro, con gradi di disabilità sociale e cognitiva assai diversificati. Si va da un estremo in cui il deficit è grave e si collega ad un ritardo mentale, a quello opposto, in cui la sintomatologia assume i caratteri più vicini al disturbo della personalità, con livelli intellettivi nella norma. Anche le capacità comunicative possono essere estremamente variabili, con soggetti privi di linguaggio e gravi problemi di comprensione e altri che mantengono buone capacità di comunicazione. In tutti i casi, è sempre presente l’alterazione – anche questa variabile – relativa all’interazione sociale.
L’autismo, cosa sappiamo?
Da oltre trent’anni i disturbi dell’autismo sono oggetto di studi scientifici tesi ad individuarne le molteplici cause, di natura genetica e ambientale. I più autorevoli studiosi dell’argomento sono giunti alla conclusione che una delle maggiori anomalie degli individui autistici sia la loro incapacità di costruire una teoria della mente degli altri. Le aree del cervello prevalentemente interessate dal disturbo sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri. La diagnosi di autismo, in definitiva, è una diagnosi descrittiva in cui l’elemento prevalente è il disturbo sociale. L’autismo è quindi una difficoltà a entrare nel mondo degli altri, una difficoltà a leggere e vedere l’altro.
Gli studi, negli anni, hanno fatto passi avanti. Oggi la conoscenza di questa patologia è maggiore rispetto a trent’anni fa quando era fuorviata da teorie nelle quali l’autismo era visto come una scelta, come se il bambino avesse la possibilità di governare gli stati emotivi, il desiderio di comunicare. Il problema è opposto. Chi soffre di autismo prova un grande bisogno di esprimere le proprie emozioni, ma spesso è in difficoltà nel trovare le modalità, i canali per entrare in rapporto biologico con gli altri. Grazie all’affinamento degli strumenti diagnostici, oggi si può identificare con precisione e celermente il grado di autismo, concentrandosi sui disturbi dell’interazione sociale, della comunicazione, dell’attività e degli interessi. Una condotta riabilitativa impostata precocemente può migliorare le condizioni del soggetto e l’intervento psico-educativo di tipo globale è quello che può dare i risultati più soddisfacenti.
Già dai primi mesi di vita, chi soffre d’autismo mostra una scarsa attenzione alle espressioni facciali delle persone, e, di conseguenza, non sviluppa reciprocità e sintonia nelle interazioni precoci, compromettendo la capacità di usare simboli. Su questa capacità si fonda la comprensione del significato espresso attraverso gesti, parole e forme verbali più avanzate.
Prevalenza nella popolazione
circa 5/10.000 (ma studi recenti hanno indicato una prevalenza più alta e comunque in aumento)
1-3/1.000 definizione stringente di autismo
6/1.000 disturbi dello spettro autistico
rapporto maschi/femmine circa 3-4:1
ritardo mentale presente in circa 75%