Il biofeedback termico

Il biofeedback termico

Categoria : Il Biofeedback

Qual è la funzione del biofeedback termico?

Attraverso il biofeedback termocutaneo è possibile misurare la temperatura cutanea periferica (delle dita della mano) e fornire al soggetto informazioni relative all’andamento di tale valore, cosicché egli possa controllarlo volontariamente.
La temperatura cutanea periferica  è un indicatore  fedele del livello di attivazione nervosa dell’organismo, poiché il Sistema Nervoso Autonomo regola il flusso del sangue, agendo sulla contrazione o sul rilassamento dei muscoli lisci che costituiscono le pareti dei vasi sanguigni. In condizioni di stress emotivo, si osserva una notevole vasocostrizione cutanea periferica, con conseguente diminuzione della temperatura, mentre il rilassamento psicofisico induce una vasodilatazione, ossia un maggior afflusso sanguigno periferico, che provoca, a sua volta, un aumento della temperatura cutanea periferica. Ne consegue che un aumento della temperatura cutanea è spesso associato ad una condizione generale di rilassamento psicofisico, mentre una diminuzione della temperatura cutanea è indice di attivazione dell’organismo.
Perciò il training termocutaneo consente al soggetto di imparare ad aumentare la temperatura delle mani, provocando una vasodilatazione generale, associata ad un maggior rilassamento.

 

Come avviene la misurazione?

La rilevazione della temperatura viene effettuata mediante una piccola sonda posta a contatto della pelle. Ciò che si intende monitorare non è tanto il valore assoluto della temperatura, molto variabile da individuo a individuo, quanto le modificazioni della temperatura rispetto al valore iniziale della seduta di biofeedback. Il feedback può essere visivo o acustico o entrambi e spesso viene utilizzata una soglia prestabilita che quando viene superata comporta l’emissione di un segnale per il soggetto. Da un punto di vista fisiologico, il parametro che la persona modifica è il flusso sanguigno nel distretto circolatorio cutaneo, a sua volta condizionato dal livello di attivazione parasimpatico.

 

Storia del biofeedback termico

I primi lavori clinici che descrivevano l’utilizzo del feedback termico, sono di Sargent che lo utilizzò nella terapia dell’emicrania (Sargent et al., 1973) e di Surwit che lo utilizzò per la terapia del morbo di Reynaud.

 

Le applicazioni del biofeedback termico

Le applicazioni cliniche del biofeedback termico nella terapia della emicrania si fondano sulla relazione esistente tra bassa temperatura cutanea delle mani ed inizio della crisi cefalagica, mentre nel caso del morbo di Reynaud è evidente come, tramite il controllo vasomotorio che si acquisisce con il biofeedback, diventa possibile inibire o moderare il vasospasmo presente nelle crisi, poiché si induce una vasodilatazione e si incrementa la circolazione sanguigna delle dita.
Il biofeedback termocutaneo viene utilizzato ancora oggi nella terapia dell’emicrania, del morbo di Reynaud e, più in generale, nel rilassamento psicofisico.


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